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ROMAGNA DOCG ALBANA SECCA
L’Albana, il più prestigioso vitigno autoctono di Romagna, è sempre stato coltivato dai conti Codronchi, gli antichi proprietari dei terreni ove ora sorge la Fattoria Monticino Rosso. Per ottenere questo vino in fase di vendemmia facciamo un’accurata selezione delle uve, raccolte esclusivamente a mano, in piccole cassette, a metà Settembre circa, a seconda delle stagioni. Solo quando il grappolo è perfettamente maturo viene raccolto in più passaggi, in base allo stato di maturazione.
Degustazione
Il colore giallo paglierino è intenso, con con riflessi verdognoli. Fin dal primo respiro regala sensazioni di sobria eleganza. Apre al naso con una conturbante scia minerale che lentamente sfuma in una cascata di fiori e poi frutta gialla. Esprime un carattere ricco di forza ed eleganza. Il ritmo è incalzante, cresce di intensità mano a mano che i sapori minerali si fondono a quelli di agrumi, salvia, timo, sposandosi in un equilibrio che invita a bere un sorso dopo l’altro. Il finale e’ complesso avvolgente, con uno strascico minerale piacevole
Riconoscimenti
Albicocca, ananas, pesca gialla, ginestra, rosa gialla, nocciole, scorza di arancia, scorza di cedro, papaia, ananas, sfumature di salvia e timo.
Abbinamenti
Ottimo con i crostacei, pesci al forno, primi piatti a base di frutti di mare e verdure. Formaggi freschi a pasta molle, salumi e tigelle, torte salate, pizza margherita, uova, preparazioni di pescato in padella e fritture di pesce, zuppe di cereali, paella di carne, passatelli, pasta ai funghi, risotto allo zafferano. Si può servire anche con il fegato d’oca e con le carni bianche, specialmente col pollo in gelatina, le cervella, le animelle. Molto consigliato anche come aperitivo.
Consigli per il servizio
Temperatura di degustazione: 10 –12°C in calici per vini bianchi di corpo.
Titolo alcolometrico 13.5 % Vol
Le origini dell’Albana sono così remote da confondersi con la leggenda. Il primo cronista a parlarne è Plinio il Vecchio, ma anche Plinio il Giovane e Catone ne fanno menzione, lodandolo come grande vino. La leggenda vuole che alla figlia dell’imperatore Teodosio, Galla Placidia, di passaggio in un paesino della Romagna, venne offerto un boccale di Albana. La principessa, estasiata esclamò: “Non cosi’ umilmente ti si dovrebbe bere, bensì ‘berti in oro’, per rendere omaggio alla tua soavità”. Così, da allora in poi, il paesino venne chiamato Bertinoro e l’Albana bevuto solo in preziose coppe. Anche un altro grande della Storia, l’imperatore Federico Barbarossa, era un grande estimatore dell’Albana.
Al di la’ della leggenda, le prime notizie storiche relative all’Albana di Romagna, ci provengono dal celebre Trattato d’Agricoltura scritto dal bolognese Pier de’ Crescenzi nel 1200. Qui si trova, infatti, la prima descrizione dell’Albana di Romagna e della sua zona di produzione: “vino potente e di nobile sapore, benserbevole e mezzanamente sottile…e questa maniera (tipo) d’uva e’ avuta migliore in tutta la Romagna”.
Nel 1987, l’Albana di Romagna si guadagnò la prerogativa di essere il primo vino bianco italiano a ricevere la
Docg, la certificazione più prestigiosa a cui i vini di alta qualità possano ambire. L’Albana di Romagna è il portabandiera del territorio romagnolo, il vitigno a bacca bianca autoctono più rappresentativo e grazie allo speciale legame che ha sviluppato con il territorio viene coltivato esclusivamente in Romagna.
I grappoli appena vendemmiati vengono portati subito in cantina, nella zona adibita alla ricezione delle uve, dove tramite una spremitura soffice, con l’aiuto di una moderna pressa sottovuoto che lavora in assenza di ossigeno, si ottiene il mosto fiore.
È stata scelta questa singolare tecnica di separazione del mosto fiore dalle bucce con l’aiuto del sottovuoto, per ridurre al minimo lo stress meccanico causato al chicco durante la spremitura. Normalmente il mosto viene separato dall’acino con un’azione meccanica attraverso lo schiacciamento dell’uva. Con l’ausilio di questa moderna macchina invece, il mosto fiore viene separato dal chicco, lasciando integra la buccia dell’acino, per effetto del sottovuoto.
Un altro aspetto fondamentale è che tutto questo processo di estrazione lo facciamo in assenza di ossigeno. Questa situazione è importantissima, perché con un sistema totalmente naturale impediamo ogni inizio di ossidazione del nostro mosto fiore.
Finito questo cruciale ciclo di lavorazione, detto pressatura soffice, portiamo il mosto fiore ad una temperatura controllata di circa 5 C°, per favorire e accelerare la separazione naturale delle parti solide pesanti presenti nel mosto: nell’arco di qualche ora il mosto diventa limpido per decantazione. Al termine della decantazione, andiamo ad effettuare il primo travaso, per poi passare alla fase di fermentazione alcolica. Sempre a temperatura controllata, in vasche di acciaio e per una minima parte, contenente le fecce fini, in barrique di rovere francese. Alla fine dell’inverno le due parti vengono riunite prima dell’imbottigliamento..
IMMAGINI DI ALBANA
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