|
CODRONCHIO ROMAGNA DOCG ALBANA SECCA
Il Codronchio della Fattoria Monticino Rosso è l’orgoglio della nostra cantina, uno dei vini più rappresentativi e l’abbiamo dedicata ai conti Codronchi, nobili signori di Imola che possedevano e coltivavano le terre dove oggi sorge la Fattoria Monticino Rosso. Con questo vino vogliamo mantenere viva la tradizione della nostra terra e al contempo offrire un vino che sia specchio delle caratteristiche delle colline di Imola.
Il Codronchio è un’Albana secca da vendemmia tardiva. Nasce da un’accurata selezione delle uve dei nostri cru aziendali, e viene raccolta a mano, un grappolo alla volta, con amorevole attenzione e solo quando iniziano a comparire le prime tracce di muffa nobile (botrytis cinerea). È un lavoro certosino, con più passaggi in vinga, perché vendemmiamo i grappoli mano a mano che vengono attaccati dalla botrytis.
Quello che vogliamo offrire è un vino che anno dopo anno sia, compatibilmente con la vendemmia, sempre più maturo e complesso. Ogni annata ci regala un racconto diverso, partendo sempre da una base eccezionale. La sfida è riuscire a catturare le caratteristiche del territorio nella bottiglia, ma anche quella scintilla d’estro che fa la differenza tra un vino ottimo e uno grande. Il segreto è la botrytis, che abbiamo imparato a conoscere anno dopo anno, per capire come la muffa influenza i sapori e rende il vino molto più profondo, con quel tocco speciale che ogni appassionato di vino adora. Questo è il Codronchio: un vino nobile, con una grande carica minerale, che può sfidare gli anni con un invecchiamento decennale, ma sempre partendo dall’uva, perché siano i sapori del terroir ad emergere.
Degustazione
Oro zecchino con riflessi verdognoli. Apre al naso con un un tripudio di profumi minerali, poi lentamente emergono i fiori e la frutta gialla si inserisce con eleganza. A corredo di questa ricchezza abbiamo erbette aromatiche, profumi iodati, a testimonianza della mineralità dei suoli da cui è nata.
In bocca è succoso, secco, di corpo, con una persistenza che accarezza il palato con punte di sapidità. La freschezza e’ ben dosata e si manifesta attraverso ondate di agrumi e scorre per tutto il vino, rendendolo vibrante, complesso, di una finezza incredibile. Il finale avvolge tutta la bocca con una bella rotondità; riaffiorano le note di frutta e fiori che lasciano uno strascico minerale piacevole. Il potenziale di invecchiamento è notevole: almeno 15 anni di invecchiamento.
Riconoscimenti
Albicocca, miele, acacia, mandorla, nespole, glicine, pompelmo, orzo, pesca gialla, ginestra, rosa gialla, albicocca, nocciole, scorza di arancia, scorza di cedro, papaia, ananas, sfumature di salvia e timo.
Abbinamenti
Si abbina egregiamente a zuppe di verdura, paste con sughi di pesce e frutti di mare, frittate e torte di verdura. Fritture miste di pesce, sushi, tagliolini ai ricci di mare, cucina thailandese, curry indiano, arrosti di carni bianche, crostacei. Da provare anche con il fegato d’oca e con le terrine aromatizzate, il risotto allo zafferano, il tofu, il pollo in gelatina, le cervella, le animelle. Come aperitivo sarà un successo.
Consigli per il servizio
Temperatura di degustazione: 10–12°C in calici per vini bianchi di corpo..
Le origini dell’Albana sono così remote da confondersi con la leggenda. Il primo cronista a parlarne è Plinio il Vecchio, ma anche Plinio il Giovane e Catone ne fanno menzione, lodandolo come grande vino. La leggenda vuole che alla figlia dell’imperatore Teodosio, Galla Placidia, di passaggio in un paesino della Romagna, venne offerto un boccale di Albana. La principessa, estasiata esclamò: “Non cosi’ umilmente ti si dovrebbe bere, bensì ‘berti in oro’, per rendere omaggio alla tua soavità”. Così, da allora in poi, il paesino venne chiamato Bertinoro e l’Albana bevuto solo in preziose coppe. Anche un altro grande della Storia, l’imperatore Federico Barbarossa, era un grande estimatore dell’Albana.
Al di la’ della leggenda, le prime notizie storiche relative all’Albana di Romagna, ci provengono dal celebre Trattato d’Agricoltura scritto dal bolognese Pier de’ Crescenzi nel 1200. Qui si trova, infatti, la prima descrizione dell’Albana di Romagna e della sua zona di produzione: “vino potente e di nobile sapore, benserbevole e mezzanamente sottile…e questa maniera (tipo) d’uva e’ avuta migliore in tutta la Romagna”.
Nel 1987, l’Albana di Romagna si guadagnò la prerogativa di essere il primo vino bianco italiano a ricevere la
Docg, la certificazione più prestigiosa a cui i vini di alta qualità possano ambire. L’Albana di Romagna è il portabandiera del territorio romagnolo, il vitigno a bacca bianca autoctono più rappresentativo e grazie allo speciale legame che ha sviluppato con il territorio viene coltivato esclusivamente in Romagna.
I grappoli appena vendemmiati vengono portati subito in cantina, nella zona adibita alla ricezione delle uve, dove tramite una spremitura soffice, con l’aiuto di una moderna pressa sottovuoto che lavora in assenza di ossigeno, si ottiene il mosto fiore.
È stata scelta questa singolare tecnica di separazione del mosto fiore dalle bucce con l’aiuto del sottovuoto, per ridurre al minimo lo stress meccanico causato al chicco durante la spremitura. Normalmente il mosto viene separato dall’acino con un’azione meccanica attraverso lo schiacciamento dell’uva. Con l’ausilio di questa moderna macchina invece, il mosto fiore viene separato dal chicco, lasciando integra la buccia dell’acino, per effetto del sottovuoto.
Un altro aspetto fondamentale è che tutto questo processo di estrazione lo facciamo in assenza di ossigeno. Questa situazione è importantissima, perché con un sistema totalmente naturale impediamo ogni inizio di ossidazione del nostro mosto fiore.
Finito questo cruciale ciclo di lavorazione, detto pressatura soffice, portiamo il mosto fiore ad una temperatura controllata di circa 5 C°, per favorire e accelerare la separazione naturale delle parti solide pesanti presenti nel mosto: nell’arco di qualche ora il mosto diventa limpido per decantazione. Al termine della decantazione, andiamo ad effettuare il primo travaso, per poi passare alla fase di fermentazione alcolica. Sempre a temperatura controllata, in vasche di acciaio e per una minima parte, contenente le fecce fini, in barrique di rovere francese. Alla fine dell’inverno le due parti vengono riunite prima dell’imbottigliamento.
IMMAGINI DI ALBANA
|